giovedì 24 marzo 2016

Ausili per la scirttura




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Quante volte ci accorgiamo che i bambini hanno una "presa" della matita o della penna inadeguata? O hanno difficoltà a scrive velocemente e con una corretta calligrafia? O tendono a stancarsi facilmente e a fermarsi mentre i compagni continuano a scrivere?

La prensione corretta secondo gli studi di grafologi e ottici-optometristi, è quella “a triangolo equilatero”: i polpastrelli delle dita si appoggiano morbidamente in punta su ogni faccia. Oppure “a triangolo isoscele”: la falangetta del medio, piegandosi, forma un lato di appoggio più ampio. In entrambe le impostazioni, infatti, le due dita medio e indice, flesse all'interno del palmo, creano con la porzione laterale della mano (eminenza ipotenar) un appoggio morbido e stabile sul piano di scrittura, non ostacolando i movimenti delle altre dita. 
In realtà la percentuale di persone che scrivono in modo corretto è davvero bassissima circa il 7%.
Il PEAV a seguito di una ricerca condotta su un campione di 200 ragazzi ha riscontrato che
 l’impugnatura più diffusa ( coinvolge il 60% delle persone osservate) è quella che si ha ponendo il pollice in avanti rispetto allo strumento grafico.
 E’ un’impugnatura che indica un mancato completamento dello sviluppo della motricità fine, un ancoraggio alla fase precedente a quella dell’opposizione pollice-indice (presa del cucchiaio). 
Questa ha come conseguenza la formazione di un archetto di tensione sull’indice che, bloccando il movimento delle dita, tende a spostare il movimento sul polso e a creare uno stato doloroso alle falangi.

Tra le "prese" errate troviamo inoltre: 
  • L’impugnatura “a morso” che si produce attraverso la flessione di tutte le dita verso il palmo. Riflette un bisogno di ridurre la tensione aumentando il contatto con lo strumento.
  •  L’impugnatura con pollice interno. Questo è flesso a circa 3 cm dalla punta e racchiuso, dall’indice e a volte anche dal medio, all’interno del palmo della mano. La penna in questo modo viene spinta verso la prima falange dell’indice che fa da perno per il movimento scrittorio. 
  • L’impugnatura del fumatore invece è quella di chi tiene la penna come una sigaretta trattenendola tra indice e medio. Questo punto di incastro fa da perno per il movimento verso destra

Un bambino che acquisisce un'impugnatura ERRATA della penna, della matita o altri strumenti grafici, non è detto che sviluppi una disgrafia, ma ciò può condizionare negativamente lo sviluppo delle abilità grafiche.

Le cause della disgrafia possono essere fatte risalire, in generale, a due motivi:


 Il primo è il mancato raggiungimento di quei pre-requisiti che sono indispensabili per imparare a scrivere. In particolare il non adeguato sviluppo della motricità fine porta i bambini ad un uso parziale della mano e delle dita. Il nostro modo di vivere ha per altro ristretto in maniera considerevole l’ambito dei giochi, intesi a sviluppare la motricità fine. 
La seconda causa della disgrafia deve essere fatta risalire ad una carenza del sistema scolastico poco attento all’aspetto esecutivo della scrittura che viene completamente trascurato. I bambini si trovano così ad automatizzare strategie errate che rendono la loro grafia faticosa e poco funzionale oltre ad una presa della penna poco funzionale. Imparare a scrivere bene è infatti come imparare a giocare a tennis. Per fare un buon tennista non è sufficiente fornire racchetta e pallina: è necessario insegnare come tenere racchetta e pallina e come utilizzarli affinchè il tiro vada a segno.

A volte basta un piccolo ausilio  per scrive con un Minor Sforzo e con una Presa Ben Salda!
Senza creare allarmismi!
pencil grip neonInoltre questi ausili, aiuteranno il bambino a mantenere durante la scrittura una postura rilassata, un peso bilanciato e ben distribuito evitando così anche la formazione di crampi e l'affaticamento muscolare, dunque il bambino sarà anche più motivato a proseguire nell'attività che sta svolgendo!
 Anche attorcigliare un elastico a distanza di due dita dalla punta può facilitare in alcuni cari!

mercoledì 23 marzo 2016

Il supporto psicologico nei pazienti con demenza



Risultati immagini per demenza



Negli ultimi decenni una delle cause di disabilità nella popolazione anziana del nostro paese è la Demenza. Tale problematica non si manifesta in un unica forma, difatti  non possiamo  parlare di  Demenza ma di Demenze,  che possono manifestarsi in tempi e modi differenti.
Tra queste  le più comuni sono: la  Demenza di tipo Vascolare, la malattia di Alzheimer, Demenza di Pick e malattia a corpi di Lewy (queste due sono tra le più comuni forme di demenza degenerativa "non Alzheimer")

Ma cosa intendiamo per demenza?

Col termine Demenza si definisce una sindrome clinica che si manifesta con un declino progressivo delle funzioni cognitive, tale da compromettere le usuali attività sociali, relazioni e lavorative con un peggioramento a livello funzionale della persona stessa! 
La popolazione più colpita è rappresentata dagli anziani, la cui numerosità rispetto alla popolazione generale è sensibilmente aumentata nel corso degli ultimi decenni, rappresentando ora più del 20%. 

L'insorgere di tale patologia può trarre origine da diversi fattori quali ad esempio un familiarità ed ereditarietà, malattie coronariche, problematiche vascolari, diabete, storia di ictus, abuso di alcool, età avanzata, sesso maschile. 
                                                
                                               Nicholas Sparks diceva :
                           "E' una malattia desolata, vuota e arida come il deserto. 
                                      Un ladro di cuori e di anime e di memorie"

Quali sono i sintomi che possiamo ritrovare in un paziente affetto da demenza?

Nel paziente affetto da demenza  è possibile riscontrare alterazioni a livello cognitivo e a livello non cognitivo e comportamentale.
I sintomi cognitivi 
• deficit della memoria: compromissione della capacità di apprendere nuove informazioni o di richiamare informazioni precedentemente apprese; 
• afasia: disturbo del linguaggio, caratterizzato da perdita della capacità di esprimersi, di scrivere o di comprendere il linguaggio scritto o parlato; 
aprassia: compromissione della capacità di eseguire attività motorie nonostante l’integrità della comprensione e della motricità; 
agnosia: incapacità a riconoscere o identificare oggetti, in assenza di deficit sensoriali;
 • deficit del pensiero astratto e della capacità di critica: difficoltà di pianificare, organizzare, fare ragionamenti astratti, ecc.  

I sintomi non cognitivi e comportamentali 

alterazioni dell’umore: depressione, labilità emotiva, euforia; 
ansia 
sintomi psicotici: deliri, allucinazioni e misidentificazioni o falsi riconoscimenti; 
sintomi neurovegetativi: alterazioni del ritmo sonno-veglia, dell’appetito, del comportamento sessuale; 
disturbi della personalità: indifferenza, apatia, disinibizione, irritabilità;
 • disturbi dell’attività psicomotoria: vagabondaggio, affaccendamento afinalistico, acatisia; 
comportamenti specifici: agitazione, aggressività verbale o fisica, vocalizzazione persistente, perseverazioni. 

Quali possono essere i segnali per intervenire precocemente?

I primi campanelli d'allarme sono strettamente connessi ai sintomi sopra descritti, possiamo riconoscerli su noi stessi o su chi ci sta vicino, le situazioni più frequenti riguardano la perdita di memoria, o il disorientamento, o la difficoltà di linguaggio, la difficoltà ad ascoltare, una riduzione di interesse verso le occupazioni quotidiane ecc.

A chi rivolgersi?

Parlare col medico di base che vi indirizzerà da uno specialista per una valutazione specifica.

L'aspetto psicologico nel paziente e nel cargiver.


I pazienti nelle prime fasi possono avere coscienza della malattia, ma non sempre riescono ad accettarla. Dal punto di vista psicologico vi è un importante cambiamento a livello emotivo, relazionale e sociale.

La demenza modifica l'identità di chi la vive e non solo, difatti , le problematiche  di tali patologie si ripercuotono sia sul paziente, che giorno dopo giorno inizia a perdere autonomia, sia sui Cargivers ovvero i familiari che se ne prendono cura.

Risultati immagini per famiglia anzianoIl carico di un paziente con demenza sulla famiglia è significativo sia se egli viene inserito in un contesto residenziale, sia se coabita con i figli. Tali scelte possono dar origine a sensi di colpa, difficoltà logistiche, alterazioni delle routine familiari, modificazione della qualità delle relazioni familiari e  sociali, una riduzione del tempo libero  e di riposo ecc.

Risultati immagini per famiglia anziano psicologiaLo psicologo  non si occupa semplicemente della fase testologica per indagare le funzioni cognitive, il tono dell’umore e i disturbi comportamentali, ma  delinea un profilo psicologico, effettua una diagnosi psicopatologica, verifica l’adattamento della persona all' ambiente, raccoglie elementi per la costruzione del Piano Assistenziale Individualizzato, rileva informazioni utili al fine di attivare successivi interventi,  monitora la relazione tra l’utente e l'ambiente. Conduce trainging cognitivi per rallentare il decadimento cognitivo e utilizzare le risorse residue.
                                          

Risultati immagini per famiglia anziano psicologiaInoltre effettua colloqui con i familiari in quanto ogni  componente della famiglia in cui si trova un malato di demenza si ritrova ad elaborare le varie fasi del dolore facendo leva sulle proprie capacità di adattamento alla situazione e sulle personali capacità di ‘accettazione’ della separazione e del lutto che tale malattia comporta.

Il manifestarsi della demenza in un congiunto provoca un ribaltamento dei rapporti propri della struttura familiare quando la persona che si ammala è un genitore o un coniuge: da persona che cura, aiuta, protegge, rassicura, sostiene, il malato diviene persona che ha bisogno di essere aiutata, guidata, sostenuta, protetta, rassicurata, curata. 
Non sempre il Cargiver è pronto a questo cambiamento e a ciò che ne consegue, per questo è importante avere una risorsa psicologica adeguata a sostenerci.